Palazzo Baldassini

Palazzo Baldassini è un edificio rinascimentale costruito agli inizi del ‘500 su progetto di Antonio da Sangallo il Giovane e decorato internamente con affreschi degli allievi della Scuola di Raffaello.

Sede dell’Istituto dal 1951, il Palazzo è situato in Via delle Coppelle, una delle zone più rappresentative del centro storico di Roma per la presenza e stratificazione di beni culturali, storici, archeologici, architettonici, ecclesiastici nonché per l’alta densità di turismo culturale internazionale.Il Palazzo, a seguito di alcuni interventi di riqualificazione, si pone oggi come spazio culturale in grado di integrare servizi di tipo tradizionale con un’offerta ampia e diversificata, creando, in termini di fruizione, una stretta relazione tra il patrimonio architettonico e documentario.

Le decorazioni

Le sale affrescate del Palazzo

Baldassini, per le decorazioni pittoriche si rivolse alla Scuola di Raffaello costituita dai suoi allievi: Perin del Vaga, Giovanni da Udine, Polidoro da Caravaggio e Maturino.

Sala Giovanni da Udine

La sala affrescata da Giovanni da Udine fu uno dei primi ambienti del palazzo a essere dipinti, tra il 1517 e il 1519, mentre ancora il Palazzo era in costruzione. Giovanni da Udine (Udine, 1487 – Roma, 1564 circa), pittore, decoratore e architetto italiano veniva dalla importante bottega del maestro Raffaello.
L’artista era noto già all’epoca per essere uno specialista nelle decorazioni a stucco ed in quelle “a grottesca”, molto in uso allora, termine nato per indicare una tecnica pittorica derivata dai dipinti che si potevano visionare a Roma attorno agli anni Ottanta del XV secolo nelle cosiddette “grotte”, cioè gli ambienti della Domus Aurea neroniana sopravvissuti sotto il colle Oppio, accessibili attraverso cunicoli. Sfingi, arpie, mascheroni, prospettive architettoniche, paesaggi: l’impatto della scoperta della pittura romana antica fu prorompente e richiamò visite di diversi artisti, quali Pinturicchio, Perugino, Filippino Lippi, Luca Signorelli e Raffaello, fungendo da grande stimolo per dare il via a una mole di disegni che tentavano di imitare quella che era l’autentica decorazione pittorica antica.

Tra i tanti pittori affascinati dalla tecnica, Giovanni da Udine diede vitalità e vivacità a questo genere, ponendo l’accento sugli aspetti più naturalistici ed eliminando le componenti più fantastiche e le inquietanti mostruosità pagane. L’artista fece grande uso della tecnica per affrescare anche le Logge Vaticane tra il 1517 e il 1519.

Anche per il lavoro a Palazzo Baldassini, Giovanni da Udine realizzò una serie di grottesche dove si può notare il disegno di un bestiario, formato da animali esotici e di fantasia tra i quali spiccano un elefante, un rinoceronte, un toro, una scimmia, un pappagallo, una chimera; mentre, sulle pareti, è visibile una decorazione a grottesche con candelabri, nastri, trofei, intervallata da tempietti in prospettiva con divinità accompagnate dai loro cortei, dai simboli e gli attributi che le identificano: si possono notare Cerere e Marte Nettuno e Giove, Minerva ed Ercole, poi Venere, Bacco.

La Sala Perin del Vaga

Per la sala principale del primo piano del palazzo, il Baldassini incaricò uno dei più brillanti allievi di Raffaello, Perino del Vaga (Firenze, 23 giugno 1501 – Roma, 19 ottobre) che terminò la sua lunga carriera dipingendo la Spalliera per il Giudizio Finale di Michelangelo nella Cappella Sistina.

La decorazione originale era articolata su due registri: l’inferiore, scandito da paraste corinzie su alto zoccolo, ai lati di grandi nicchie con solenni figure di filosofi e di nicchie piccole con dei putti; il registro superiore, ritmato da cariatidi, ai lati di riquadri raffiguranti episodi di storia romana: fra questi La fondazione del tempio di Giove Capitolino e la Giustizia di Zeleuco, ora conservati a Firenze nella Galleria degli Uffizi.
A causa delle trasformazioni subite dall’edificio nel corso della sua storia, delle scene rimaste una si riferisce alla Leggenda della ninfa Egeria e la seconda non è identificabile.

Sala del Consiglio

L’attuale Sala del Consiglio invece è ornata da un fregio pittorico a riquadri la cui attribuzione, è ascrivibile a Polidoro da Caravaggio. I dieci riquadri, fortemente ritoccati nel corso del restauro degli anni ’50, sono intervallati sulle pareti lunghe da grifoni e su quelle brevi da due coppie di putti ai lati dell’emblema araldico del Baldassini. Il significato della narrazione, che inizia dalla parete est, non è mai stato chiarito. Non è improbabile che esso voglia alludere, in forma traslata, alle varie tappe della vita e della carriera del proprietario, attraverso exempla desunti dalla storia romana.

La stanza da letto del Baldassini

Questa stanza è ornata da un fregio a girali d’acanto ed attribuita a Giovanni da Udine o Perin del Vaga. Fra questa e lo studio è posta una stufetta, una delle prime realizzate a Roma, dopo quella costruita nei Palazzi Vaticani per il cardinale Dovizi da Bibbiena. La decorazione della stufa è costituita da scene mitologiche e soggetti ispirati all’acqua.

Il progetto

Da un punto di vista architettonico, dall’esame dei progetti del San Gallo, emerge l’intento dell’architetto di ricreare la domus aristocratica romana.
Impostato su un lotto rettangolare, l’ingresso del Palazzo è costituito da un androne voltato a botte che immette nel cortile preceduto da un portico.
Sul lato destro di questo si apre la scala attraverso la quale si accede alle sale nobili e di rappresentanza le cui finestre danno sulla facciata principale.
Se ci si sposta all’esterno, di fronte alla facciata, si nota come questa preluda a quella di Palazzo Farnese, che verrà costruito qualche anno dopo proprio dal San Gallo.
La facciata si configura come una nitida parete scandita in orizzontale dalle linee dei marciapiedi da tre file di finestre, di cui quelle al piano terra “inginocchiate”, e si conclude in alto con un imponente cornicione.
Osservando il portale d’ingresso con le sue paraste doriche e l’arco, si nota come questa soluzione rappresenti l’unico episodio di utilizzo dell’ordine classico del prospetto.

Del progetto originario del Sangallo per Palazzo Baldassini rimangono due disegni ed alcuni schizzi conservati alla Galleria degli Uffizi di Firenze.

I cortili

Il cortile principale, di forma quadrilatera, si presenta con tre lati chiusi, mentre quello di controfaccia all’ingresso si apre con un’ariosa loggia le cui arcate in travertino vengono riportate su tutte le altre pareti.

Il fregio a triglifi e metope che corre lungo tutto il perimetro del cortile principale presenta raffigurazioni di simboli strettamente legati alla figura del Baldassini: lo stemma di famiglia, guardato a sinistra e a destra da due grifoni, rappresentanti lo stesso giurista, a sua volta fiancheggiato da due simboli indicanti la professione di Baldassini (il cartiglio) e la fedeltà alla chiesa (la rosa aperta). Sullo stesso lato, il giglio dei Medici e altri simboli del potere papale (la faretra e il porta selvaggina) a rappresentare una sorta di dedica al pontefice Leone X, artefice dell’ascesa sociale del proprietario del Palazzo.

Tra i vari simboli, spicca la figura dell’elefantino Annone regalato dal re portoghese Manuel d’Aviz a Leone X per festeggiare la sua incoronazione avvenuta nel 1513. Il pachiderma, caratterizzato da albinismo, arrivò a Roma il 12 marzo 1514  e venne portato in processione per le strade della capitale, tra due ali di folla entusiasta, insieme a due leopardi, una pantera, alcuni pappagalli, e altri animali rari. Annone divenne una “mascotte” nella corte papale e  fu  il protagonista di diverse processioni lungo la città che suscitavano curiosità e ammirazione al suo passaggio.

Adiacente al cortile principale l’edificio cinquecentesco originariamente possedeva anche un piccolo giardino, dove oggi, grazie alla sua chiusura è stata ricavata la sala di lettura dell’attuale Biblioteca dell’Istituto. La riapertura del portale prospiciente il cortile con la sua vetrata, oltre a fornire una straordinaria fonte di luce all’ambiente, consente anche il ripristino, almeno visivo, dello straordinario asse prospettico che attraversa l’edificio dall’ingresso su via delle Coppelle fino a quello ubicato nel vicolo posteriore della Vaccarella.

Accanto a questo locale,  una bellissima  scala elicoidale collegava direttamente al piano nobile superiore. Molto probabilmente in questo spazio veniva custodita la carrozza del proprietario del Palazzo, come si può vedere dai segni lasciati da questa sul muro di entrata. E forse, la scala elicoidale troppo importante e bella per essere usata come scala di servizio, era invece usata dal Baldassini per entrare e uscire indisturbato dal Palazzo direttamente dalle sue stanze.

Una terza corte di modeste dimensioni, uno spazio di servizio che poneva in comunicazione il resto della casa con la stalla, nella quale si accedeva dal vicolo posteriore (oggi Vicolo della Vaccarella). Nella corte si aprivano 2 piccole logge sovrapposte per una delle quali il Sangallo utilizzò, per sostegno centrale, un bellissimo rocchio di colonna sormontato da un imponente capitello utilizzando elementi rinvenuti probabilmente nel corso degli scavi per la costruzione del palazzo.

Altro ritrovamento di particolare pregio avvenuto verso la fine dell’edificazione del Palazzo, è il magnifico sarcofago, posizionato tra l’ingresso e il  cortile, di età imperiale romana, attribuito alla prima età flavia, intorno al 70 d.c.