Luigi Sturzo

C’è chi pensa che la politica sia un’arte che si apprende senza preparazione, si esercita senza competenze, si attua con furberia. E anche opinione diffusa che alla politica non si applichi la morale comune, e si parla spesso di due morali, quella dei rapporti privati, e l’altra (che non sarebbe morale né moralizzabile) della vita pubblica. Ma la mia esperienza, lunga e penosa, mi fa concepire la politica come statura di eticità, ispirata all’amore del prossimo, resa nobile dalla finalità del bene comune.

Luigi Sturzo – Il Popolo, 16 dicembre 1956; Politica di questi anni (1954- 1956)

Luigi Sturzo nasce a Caltagirone (Catania) il 26 novembre 1871, da una famiglia dell’aristocrazia agraria. Frequenta i seminari prima di Acireale, poi di Noto. La pubblicazione della Rerum novarum (1891), prima enciclica sulla condizione operaia, e lo scoppio delle rivolte dei contadini e degli operai delle zolfare siciliane spingono Sturzo a orientare i suoi studi filosofici verso l’impegno sociale.

A Roma, mentre frequenta l’Università Gregoriana, partecipa del fervore culturale dei giovani cattolici, assumendo posizioni entusiastiche nei confronti di Leone XIII, il papa della Rerum novarum. Allo stesso tempo si mostra assai critico rispetto allo Stato liberale, al suo centralismo e all’assenza di una politica per il Mezzogiorno.

Dopo la laurea, conseguita nel 1898, Sturzo si dedica pienamente al lavoro politico-organizzativo. Le tesi di Sturzo sono a favore di un decentramento regionale amministrativo e finanziario e di una federazione tra regioni, privilegiano inoltre la lotta sociale, ovvero l’organizzazione della resistenza contadina e del credito agrario attraverso le casse rurali e le cooperative in vista della crescita di una piccola e media proprietà agricola, a fianco della quale deve svilupparsi anche la piccola e media industria.

L’entrata in politica e la nascita del Partito Popolare

Nel 1902 i cattolici di Caltagirone, guidati da Sturzo, si presentano come partito di centro nelle amministrazioni locali e nel 1905 Sturzo è nominato consigliere provinciale; dal 1905 al 1920 ricopre la carica di pro-sindaco.

Il discorso di Sturzo I problemi della vita nazionale dei cattolici, pronunciato a Caltagirone il 24 dicembre 1905, delinea le caratteristiche di un futuro partito dei cattolici, la cui fisionomia verrà precisata nell’appello A tutti gli uomini liberi e forti  e nel programma del Partito Popolare Italiano (PPI) del 1919: la piena autonomia dall’autorità ecclesiastica e la rinuncia a fregiare il partito del titolo di cattolico, per porsi con gli altri partiti sul comune terreno della vita civile.

Il 18 gennaio 1919 viene diffuso l’appello A tutti gli uomini liberi e forti, con il quale nasce il Partito Popolare Italiano. Nel primo Congresso (Bologna, 1919), Sturzo ribadisce il carattere laico e aconfessionale del partito.

Il periodo dell’esilio dal 1924 al 1946

Gravemente minacciato dai fascisti, Sturzo viene invitato dal cardinale Gasparri a lasciare l’Italia, e, il 25 ottobre 1924, parte alla volta di Londra. Il soggiorno londinese si trasforma in esilio. Negli anni londinesi  Sturzo conduce la sua battaglia antifascista sulle pagine di “People and Freedom” e attraverso l’”Aube”. E ancora, prende posizione nella guerra civile spagnola contro l’insurrezione dei generali, denuncia il pericolo del nazismo per la civiltà europea, condanna la debolezza delle democrazie di fronte alla politica aggressiva di Hitler, si impegna affinché la Santa Sede prenda posizione contro il conflitto imminente; sostiene la politica di Roosevelt di intervento nella guerra contro Hitler accanto alle armate sovietiche.

Scoppiata la seconda guerra mondiale, Sturzo è costretto ad abbandonare Londra per New York, dove arriva il 3 ottobre 1940. Nei sei anni di esilio americano fonda un’associazione di cattolici democratici, American People and Freedom. L’attività che lo impegna maggiormente è quella, raccomandatagli anche da De Gasperi, di convincere gli USA a distinguere fra fascismo e popolo italiano e impegnarsi per un trattato “senza umiliazioni e vessazioni”.

Il ritorno in Italia

Tornato in Italia nel 1946, Sturzo non entra a far parte della Democrazia Cristiana, pur mantenendo rapporti, non sempre facili, con i suoi maggiori esponenti. Si dedica ad un’intensa attività pubblicistica sui maggiori quotidiani nazionali per la ricostruzione ed il rafforzamento dello Stato democratico. Il 17 dicembre 1952 Sturzo viene nominato senatore a vita dal Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, e aderisce al Gruppo misto del Senato. Muore a Roma l’8 agosto 1959.